Controllo di gestione obbligatorio: che fare?
4 Aprile 2019/in Articoli /da Paolo Rivella, Commercialista forense, Amministratore Giudiziario, Consulente Tecnico del Giudice, Perito e Revisore Legale
LE PREVISIONI FINANZIARIE
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Dopo la revisione del piano dei conti, la seconda iniziativa che l’imprenditore può prendere, per rilevare tempestivamente la crisi d’impresa (e per DIMOSTRARE di averlo fatto), è di costruire e tenere aggiornato un prospetto con le previsioni finanziarie. Commercialisti e consulenti fiscali ragionano sulla base del bilancio, ma in realtà il presupposto legale del fallimento non è il patrimonio netto negativo, bensì l’insolvenza, ovvero l’incapacità di adempiere alle obbligazioni in modo “normale” (senza svendere i beni o barattarli). Patrimonio netto e capacità di adempiere sono concetti collegati, ma non coincidono. Il patrimonio netto negativo indica il fatto che (ai valori di bilancio) l’impresa NON SARÀ MAI IN GRADO di soddisfare tutti i creditori. Il mancato pagamento, però, potrebbe avvenire in un futuro non immediato. Tutto dipende dal grado di liquidità dell’attivo e del passivo. Se l’attivo è liquido e il passivo è a lungo termine, l’insolvenza potrebbe essere lontana di mesi o addirittura di anni (nel qual caso l’impresa potrebbe risollevarsi). Addirittura, un’impresa con patrimonio netto negativo, che però ha ricevuto garanzie dalla casa madre e che per questo motivo continua a mantenere sufficienti fidi bancari, può continuare ad operare – con molte preoccupazioni ma senza rischi immediati. E’ successo in questo millennio alla più grande partecipata della massima impresa industriale del nostro paese. Alla fine, è uscita dalla crisi senza fallire. Al contrario, un’impresa che ha investito in immobilizzazioni difficili da vendere (per esempio immobili industriali), finanziandoli con debiti a breve scadenza, può anche conservare un patrimonio netto positivo, ma se non riesce a pagare i fornitori e a ripagare le banche, non avrà modo di contrastare una richiesta di fallimento. In definitiva, tenere sotto controllo la finanza aziendale – e non solo il patrimonio – è una necessità. Ogni imprenditore lo sa. Il prospetto delle previsioni finanziarie è concettualmente facile: 1.si inizia dalla posizione di cassa di oggi (il saldo netto dei conti correnti, dei conti anticipi e del denaro in cassa – con il segno negativo se dobbiamo denaro alle banche); 2.si sommano, con il segno meno, tutte le uscite previste nel periodo (tipicamente il mese). Qui ci saranno le fatture fornitori scadute e a scadere nel mese, le retribuzioni, le imposte e i contributi del mese, gli interessi e i rimborsi previsti sui prestiti (rate di mutui, per esempio); 3.si sommano poi tutte le entrate previste nel medesimo periodo. Normalmente, si tratta di fatture attive già emesse e da emettere, che si prevede saranno pagate o che saranno oggetto di nuovi anticipi da parte delle banche. 4.La somma algebrica di questi tre gruppi di voci costituisce la posizione di cassa di fine periodo. Se è negativa, occorre verificare che l’importo non ecceda i fidi bancari disponibili. Se li eccede, vorrà dire che qualcuno – tra i fornitori, Erario, Inps e banche – non potrà essere pagato. I dipendenti sono gli ultimi a non venir pagati. L’esempio si riferisce al mese in corso, ma il saldo di fine mese costituisce la posizione di cassa iniziale del mese prossimo. Nel mese prossimo si ricalcolano i raggruppamenti 2) e 3) di cui sopra – ovviamente riferiti a pagamenti ed incassi di QUEL mese. Poi si procede nei mesi successivi, se possibile fino a fine anno, se no fino a quando è significativo. Infatti, nei mesi più prossimi si può conteggiare con ragionevole precisione incassi e pagamenti delle fatture già emesse e ricevute. Per i mesi più lontani, invece, occorre fare delle previsioni sulle fatture che emetteremo e sugli acquisti che faremo. È evidente che il grado di affidabilità delle previsioni diminuisce, più ci si spinge avanti nel tempo. Per organizzare il tutto, è più facile predisporre un foglio Excel. La scomodità di questa procedura è il suo aggiornamento: o si mette mano al prospetto ad ogni incasso / pagamento (cosa quasi sempre improponibile), o ci si accontenta di ricominciare da capo almeno una volta al mese. In teoria, la contabilità dovrebbe fornire buona parte dei dati e rendere automatico l’aggiornamento. In pratica, quando (molti anni fa) guardavo questi tabulati, li trovavo illeggibili, tanto era sgradevole la grafica utilizzata e tanto erano criptiche le descrizioni. È probabile che oggi i software gestionali offrano risposte migliori, anche se io non li conosco. A dicembre del 2018, l’amico e Collega Matteo Ferrantino mi ha invitato alla presentazione di un software gestionale in continuo sviluppo che promette l’aggiornamento senza sforzo delle previsioni finanziarie. Ne riparlerò nel post finale che concluderà questa serie. Comunque sia, per poter dimostrare di aver utilmente formulato delle proiezioni finanziarie, occorre conservare (in formato elettronico o, meglio, su carta) una serie regolare di aggiornamenti. In Excel si possono duplicare i vecchi “fogli” (da conservare, anche se danno fastidio) e poi modificarli dopo averne cambiato il nome. In caso di fallimento, i vecchi fogli – con un saldo finale compatibile con i fidi dell’impresa – dimostreranno l’esistenza di un ulteriore sistema di rilevazione tempestiva della crisi e attesteranno la buona fede dell’amministratore, quando ha deciso che vi erano le risorse finanziarie per continuare l’attività. Ho già scritto più volte che i miei suggerimenti costituiscono una proposta MINIMA, adottata la quale è poi possibile passare a procedure più approfondite e (normalmente) più costose in termini di tempo e di denaro. Per dare un’idea del grado di raffinatezza possibile nelle previsioni finanziarie, ricordo che quando ero all’università, venne a tenere una conferenza Luigi Arcuti, presidente dell’allora San Paolo IMI. Le banche vivono di equilibrismo tra provvista a basso costo, soggetta a prelievo immediato, e impieghi che per essere remunerativi devono essere vincolati nel tempo. Le banche non possono però rimanere a secco di liquidità, pena il disastro per sé e per l’intero sistema dei pagamenti. Orbene, Arcuti spiegava che nella sua banca, la gestione della tesoreria era migliorata da quando era stata affidata niente di meno che a INGEGNERI IDRAULICI. Non credo che nessuna piccola impresa potrà assumere ingegneri idraulici, neppure dopo l’arrivo del Codice della Crisi e dell’Insolvenza. Nel campo del controllo finanziario (ma solo delle Srl e delle Spa), una seconda iniziativa facile è quella di farsi spiegare in dettaglio, dal proprio commercialista, il significato del “Rendiconto Finanziario” allegato al bilancio di esercizio. Tanti imprenditori pagano il servizio di redazione del Rendiconto (che è diventato obbligatorio dal 2015), ma poi non ne comprendono il significato. A volte neppure lo guardano. Questo è un peccato, perché il Rendiconto dice molto di come è andata la fisarmonica degli incassi e dei pagamenti dell’anno precedente. Per chi volesse provare a predisporre autonomamente un foglio Excel con le previsioni finanziarie, consiglio di comprare un originale libricino con un titolo strano: P = Σ (S + R) Lo ha scritto Pietro Ricca, un consulente d’azienda (e mio amico). Il titolo vuole dire “Progetto=sommatoria di semplificazioni + risparmi”. Questa è anche la stringa di testo che dovete digitare, per trovare il libro su Amazon. Il libro è destinato agli imprenditori poco esperti di finanza (per esempio “la latteria di mia nonna”, dice l’autore). Chi (come me) ama la semplicità, leggerà con entusiasmo frasi come: “Il metodo di pensare «semplice» cambia completamente il sistema di valutazione aziendale” e capitoli intitolati “Tecnologia senza eccessi” o “Criterio dell’immediatezza”. Molti dei libri in circolazione sul controllo finanziario sono traduzioni di testi americani. Negli Stati Uniti, però, i crediti verso clienti sono modesti (i tempi di pagamento sono rapidi) e le banche difficilmente concedono fidi alle piccole imprese. Il risultato è che questi testi, seppur raffinati, non sono adatti alla nostra realtà. Meglio cominciare dal libricino di Pietro.